La priorità della Svizzera è rafforzare i Comuni nei Balcani occidentali


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Berna, Comunicato stampa, 29.05.2015

Quasi un quarto di secolo dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la fine del regime comunista in Albania, gli sforzi compiuti dai Paesi dei Balcani occidentali per introdurre uno Stato di diritto democratico e un’economia di mercato aperta sono visibili, ma i problemi restano ancora molti. In particolare le sfide riguardano la decentralizzazione, l’introduzione di pratiche di buongoverno e il rafforzamento della partecipazione politica dei cittadini. Alcuni invitati, provenienti da vari Paesi della regione, hanno discusso su tali questioni nel quadro della Conferenza annuale della cooperazione svizzera con l’Europa dell’Est che ha avuto luogo oggi, 29 maggio, a Bienne. Gli ospiti hanno inoltre parlato di come fornire servizi comunali efficaci e affidabili.

Manuel Sager, Direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)
Manuel Sager, Direttore della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). SDC

«Il Comune nel quale risiedo funziona bene?» si è chiesto Manuel Sager, capo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) in apertura della Conferenza organizzata insieme alla Segreteria di stato dell’economia (SECO). Prima di rispondere affermativamente, Manuel Sager ha citato alcuni dei servizi concreti di cui dispone la popolazione in Svizzera: acqua corrente potabile, raccolta regolare dei rifiuti e smaltimento nel rispetto dell’ambiente, rapido ottenimento di atti ufficiali, trasparenza nella gestione del gettito fiscale. Altrettante prove, a suo avviso, del ruolo chiave svolto da Comuni forti e autonomi in uno Stato moderno e democratico e in un’economia di mercato aperta.

In Albania invece, solo per fare un esempio, Paese in passato organizzato in maniera molto centralizzata, soltanto il 9 per cento dei proventi dello Stato è messo a disposizione delle autorità locali. E anche negli altri Paesi dei Balcani occidentali le percentuali sono molto al di sotto della media europea, che si attesta al 24 per cento circa. Forte della sua esperienza di Stato federale, la Svizzera sostiene il processo di decentralizzazione in Albania, Bosnia e Erzegovina, Kosovo, Macedonia e Serbia. Il suo obiettivo è anche di contribuire al duraturo rafforzamento dei Comuni. In concreto la DSC e la SECO coadiuvano le associazioni dei Comuni affinché possano partecipare al dialogo sulle riforme ed esercitare un’influenza sulle decisioni prese nelle capitali. Un progetto come quello che supporta la rete delle associazioni delle autorità locali dell’Europa sud-orientale (Network of Associations of Local Authorities from South- Eastern Europe, NALAS) – che raggruppa sedici associazioni nazionali di Comuni dei Paesi balcanici e rappresenta circa 9000 autorità locali – dà un contributo importante alla cooperazione regionale e alla stabilità politica in tutta l’area.

La Svizzera partecipa inoltre a un innovativo progetto che punta a sostenere piani comunali a livello infrastrutturale e garantisce il finanziamento a lungo termine dei servizi in una prospettiva di sostenibilità. Il fondo creato e sostenuto dalla Svizzera (Municipal Infrastructure Development Fund, MIDF) in questo ambito aiuta le banche locali a introdurre forme di finanziamento per gli investimenti municipali nelle infrastrutture. Vi rientrano investimenti per l’approvvigionamento idrico e lo smaltimento dei rifiuti, la fornitura di energia, i trasporti pubblici e l’efficienza energetica degli edifici.

Ricordando la situazione di transizione in cui si trovano i Balcani occidentali, il direttore della DSC Manuel Sager ha anche parlato del passaggio all’economia di mercato e della sfida rappresentata dall’alto tasso di disoccupazione, che tra i giovani, in determinate regioni, tocca il 60 per cento. «Le competenze specifiche svizzere caratterizzano fortemente i nostri programmi di cooperazione, in particolare quando si tratta di orientamento alla domanda e del coinvolgimento del settore privato nella formazione professionale», ha dichiarato. In particolare ha portato l’esempio di un programma della DSC in Bosnia e Erzegovina grazie al quale, nello scorso anno, 875 giovani hanno potuto trovare un impiego.

La segretaria di Stato Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch nel suo discorso di chiusura ha identificato nel federalismo una delle radici della forza dei Comuni in Svizzera. «Tramite un’ampia delega delle competenze agli Stati membri, il federalismo permette di tutelare e di coinvolgere in maniera efficace le minoranze linguistiche, religiose e culturali, e in questo modo contribuisce in maniera decisiva alla coesione del Paese», ha spiegato la direttrice della SECO. I sistemi federali sono inoltre in grado di rispondere meglio ai diversi bisogni dei cittadini e garantiscono così una maggiore vicinanza alla popolazione e una più grande partecipazione al sistema politico.

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