07.05.2021

Rede von Bundesrat Ignazio Cassis anlässlich des 25. Dies academicus der Università della Svizzera italiana in Lugano. Die Rede wurde in italienischer Sprache gehalten. Es gilt das gesprochene Wort.

Rednerin/Redner: Cassis Ignazio

Signor Consigliere di Stato Manuele Bertoli,
Onorevoli Sindaci e municipali,
Signora Presidente del Consiglio dell’USI Monica Duca Widmer,
Signor Rettore Boas Erez,
Stimati membri del corpo accademico,
Care studentesse e cari studenti,

Tanti auguri!
Cara Università della Svizzera italiana, tanti auguri! Pur essendo tu la festeggiata, celebri i tuoi 25 anni offrendo a noi preziosi regali: la nuova Facoltà di biomedicina, il nuovo Campus Est USI-SUPSI, il progetto di una casa della sostenibilità. Raggiungi il quarto di secolo con grande generosità e vitalità: mi inchino davanti a questa giovane signora!

Preparandomi per questo Dies Academicus così speciale, la mente è andata a ritroso negli anni. Mi sono rivisto nella Ginevra internazionale, anno 1996, mentre ricevo dalle mani del Direttore generale dell’OMS Dr Hiroshi Nakajima il Master in salute pubblica. Emozioni forti, così come lo sono certamente quelle dei giovani medici che scelgono l’USI e il Ticino per diplomarsi. Mi rende fiero che la Svizzera italiana sia diventata un tassello fondamentale della scienza del nostro Paese, grazie a una rete di istituzioni sparse tra Mendrisio e Airolo.

Quel Master in salute pubblica mi ha permesso di unire la passione per la medicina all’interesse per la collettività. Allora ovviamente non ne avevo idea, ma stavo compiendo il primo passo verso il ruolo che oggi ho l’onore di ricoprire. Non c’è quindi occasione migliore per lasciarsi alle spalle la nostalgia per la gioventù passata e annunciarvi, qui a Lugano, con quali occhi voglio guardare al futuro.

Scienza per la diplomazia, diplomazia per la scienza
All’università ho imparato il metodo scientifico per praticare una medicina basata sull’evidenza o, come sarebbe più corretto dire in buona lingua italiana, sulle prove d’efficacia. Questo imprinting non mi ha più lasciato e oggi sono convinto che lo stesso approccio dovrebbe essere maggiormente usato anche in politica: evidence based policy. L’approccio scientifico è imprescindibile per contrastare il frastuono causato da un certo mainstream populista, che si nutre di fake news e semplificazioni amplificate dalla propaganda digitale. Ed è anche l’unica arma possibile per rispondere a minacce globali come quella che stiamo vivendo, la pandemia di COVID-19.

Signore e signori: serve più scienza nella politica, ne sono persuaso. Ma serve anche più politica nella scienza, per assicurare che le scoperte scientifiche e tecnologiche siano al servizio dell’uomo e non viceversa.

In altre parole serve più scienza per la diplomazia e diplomazia per la scienza. Un concetto – quello di science-diplomacy – che si è fatto strada negli ultimi 10 anni e che sta modernizzando la diplomazia internazionale per metterla al passo con le sfide scientifiche e sociali di questo secolo. Ho deciso di farne un capo-saldo della diplomazia svizzera per la legislatura dal 2020 al 2023. La Svizzera dispone di una rete accademica di primo ordine. E di una rete diplomatica altrettanto forte. Perché non unire strategicamente questi due mondi? Perché non puntare maggiormente sul linguaggio universale della scienza per avvicinare Paesi che non si parlano se non con le armi?

È proprio di questo che vorrei parlarvi oggi, portandovi con me in un viaggio di tre tappe, alla scoperta di storie che parlano di diplomazia e di scienza.

In viaggio dal Golfo di Aqaba a Lugano
Partiamo dal Mar Rosso. Questo veliero svizzero si chiama “Fleur de Passion”. È salpato pochi giorni fa per studiare un paradiso marino, anzi sottomarino, il Golfo di Aqaba. Lì, su cui si affacciano quattro Stati con storie e culture ben diverse: Israele, Egitto, Arabia Saudita e Giordania. Lì accade un piccolo-grande miracolo scoperto dal Politecnico federale di Losanna. Per ragioni ancora ignote, i coralli del Golfo di Aqaba continuano a vivere e risplendere nei loro mille colori. Resistono cioè all’aumento della temperatura dell’acqua, tanto fatale per quasi tutte le altre barriere coralline e per tanti altri organismi. Questi potrebbero essere gli ultimi coralli del mondo. Il veliero è dunque alla ricerca di prove scientifiche per preservare l’ecosistema marino. Una missione di importanza globale, ma estremamente concreta per i Paesi della regione e per la loro economia. Tramite questa spedizione scientifica costruiamo legami in un contesto politico teso e frammentato come quello del Medio Oriente. Un dialogo scientifico, le cui ripercussioni positive negli Stati coinvolti ne influenzano favorevolmente la politica.

Per il secondo esempio ci spostiamo sulle rive di un lago a noi più vicino. Siamo nella Ginevra internazionale. Nel 2019 il Consiglio federale insieme al Cantone e alla Città di Ginevra ha dato vita alla fondazione “Geneva Science and Diplomacy Anticipator”, GESDA. La parola chiave è “anticipazione”: quale impatto potrebbero avere tra 5, 10 o 25 anni le scoperte fatte oggi in laboratorio? Come evitarne le derive? Dall’intelligenza artificiale avanzata alla rivoluzione quantistica, dall’eco-rigenerazione al potenziamento dell’essere umano, dai robot guerrieri ai veicoli autoguidati. Il potenziale è enorme, il rischio anche. GESDA fa comunicare tra loro mondi che parlano lingue diverse: la comunità scientifica e i governi, i colossi della tecnologia e le organizzazioni internazionali. L’idea è che la comunità internazionale possa inquadrare per tempo questi nuovi potenti strumenti con norme di diritto pubblico internazionale e anticiparne così l’impatto sui popoli. È una nuova forma di impegno multilaterale – un nuovo volto che vogliamo dare alla nostra diplomazia.

Per la terza tappa v’invito a tornare a Lugano, proprio qui, tra le mura dell’USI. Questi sono i protagonisti del Middle East Mediterranean (MEM) Summer Summit. In alcuni Paesi del Medio Oriente i giovani rappresentano oltre la metà della popolazione: sono le loro idee, al di là degli steccati politici, religiosi, etnici, che possono cambiare il futuro di una regione tanto ricca quanto tormentata. Una regione d’importanza strategica anche per la Svizzera. Il MEM è un esempio concreto di come le università possano diventare un vettore della diplomazia.

Uno scambio proficuo
Gentili studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori,

Il concetto di science-diplomacy è nuovo, ma non la sua sostanza. Torniamo indietro di quasi 70 anni. Siamo nel 1954 quando, sulle ceneri della seconda guerra mondiale, viene siglato uno dei progetti più ambizioni del XX secolo: quello che dà vita al CERN (Conseil européen pour la recherche nucléaire). Durante la Guerra fredda il CERN ha rappresentato l’unico punto di incontro fra paesi il cui unico punto comune era la sfiducia reciproca. Un bell’esempio, dal quale vogliamo trarre ispirazione!

Con questi occhi voglio guardare al futuro. La scienza e la diplomazia operano insieme nell’interesse dell’umano, di ogni essere umano. La scienza crea il metodo, genera dati, informazione, conoscenza. La politica dovrebbe trasformare la conoscenza in saggezza. Questo, forse, è il passaggio più difficile, che in una democrazia compete ultimamente al popolo. Richiede benevolenza, coraggio e responsabilità.

La Svizzera, come ogni Paese ha i suoi pregi e i suoi difetti. Eppure il nostro punto di forza nel mondo è quello di essere affidabili, credibili e capaci di creare il dialogo tra mondi diversi. Abbiamo imparato quest’arte in secoli di necessaria convivenza tra lingue, culture e religioni diverse e ora la pratichiamo con successo oltre i nostri confini. Costruiamo ponti, anche in senso diplomatico. Offriamo i nostri buoni uffici a chi non può o non vuole parlarsi. Promoviamo la pace e nella Ginevra internazionale ospitiamo il mondo intero. Cerchiamo di trasformare l’informazione in saggezza.

La Svizzera ha tutte le carte in regola per fungere da attore chiave nell’ambito della science-diplomacy. Abbiamo bisogno di bravi diplomatici. Ma anche di università giovani e vitali come questa giovane signora 25enne chiamata USI.

Cara USI: abbiamo bisogno del tuo slancio giovane e generoso. La diplomazia è pronta a dar voce – spero con la necessaria saggezza – alle tue scoperte.

BUON COMPLEANNO dunque. Con l’augurio che tutta la tua comunità possa continuare a alimentare le tue “officine del sapere” per far eccellere il nostro Paese, al servizio dell’umano. Di ciascuno di noi.

Grazie!

Ignazio Cassis, Consigliere federale


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Letzte Aktualisierung 29.01.2022

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