La cessazione della cooperazione di Schengen e di Dublino avrebbe pesanti ripercussioni per la sicurezza, il settore dell’asilo, il traffico di confine, la libertà di movimento e l’economia della Svizzera nel suo insieme, come evidenziato nel rapporto del Consiglio federale del 21 febbraio 2018 sulle conseguenze economiche e finanziarie dell’associazione della Svizzera a Schengen.
Le forze di polizia perderebbero l’accesso al Sistema d’informazione di Schengen, diventato uno strumento insostituibile della loro attività quotidiana con oltre 17 000 segnalazioni all’anno. L’Accordo di Dublino definisce criteri di competenza per il trattamento di una domanda d’asilo, al fine di garantire che questa non sia esaminata contemporaneamente da due Stati. Senza l’associazione del nostro Paese a Dublino, chiunque si fosse visto rifiutare lo stato di rifugiato in un Paese dell’area Dublino potrebbe presentare una nuova domanda in Svizzera.
La Svizzera trae anche vantaggi economici e finanziari sostanziali dalla propria associazione a Schengen. Il rapporto del Consiglio federale giunge alla conclusione che l’abbandono della cooperazione Schengen/Dublino provocherebbe per l’economica svizzera, entro il 2030, una perdita annua compresa tra i 4,7 e i 10,7 miliardi di franchi, corrispondenti a un calo del PIL compreso tra l’1,6 % e il 3,7 %. L’abbandono di Schengen da parte della Svizzera avrebbe ripercussioni gravi anche per le regioni di confine svizzere e per il turismo.
Le perdite legate alla fine di questa collaborazione non potrebbero essere completamente compensate nemmeno con sforzi e investimenti notevoli.
Il 21 febbraio 2018 il Consiglio federale ha pubblicato un rapporto sulle conseguenze economiche e finanziarie dell’associazione della Svizzera a Schengen.
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