Ebola: come si mobilita l'Aiuto umanitario nella periferia di Berna

I partecipanti a una seduta della «cellula operativa Ebola» dell'Aiuto umanitario a Köniz.
La «cellula operativa Ebola» coordina gli interventi in collaborazione con tutte le istanze interessate della Confederazione. © DDC

In caso di gravi crisi umanitarie l'Aiuto umanitario della Confederazione organizza «cellule operative» che si riuniscono a intervalli regolari per fare il punto della situazione e prendere decisioni di tipo operativo. Nel caso dell'epidemia di ebola, la cellula operativa riunisce a Köniz (BE) i rappresentanti di altri Dipartimenti della Confederazione e anche delle ONG partner.

Un lunedì di inizio ottobre: una trentina di persone si dirige verso la sala riunioni dell'Aiuto umanitario al numero 77 della Sägestrasse a Köniz, nella periferia di Berna. Sono le ore 13.28 e non ci sono abbastanza sedie per tutti. Ci si arrangia con le sedie portate dall'ufficio adiacente. La responsabile dello svolgimento delle riunioni della «cellula operativa Ebola» dà il via ai lavori senza perdere un secondo. «Bonjour à tous ! Wir danken Ihnen allen, hier zu sein. Ist Hochdeutsch gut? Oder sollten wir auf Französisch reden?»

Arrivati da Ginevra

I partecipanti alla riunione di crisi provengono da vari Dipartimenti e organizzazioni. Questo lunedì due rappresentanti di Medici senza Frontiere Svizzera sono arrivati da Ginevra, come del resto anche un'omologa della Croce Rossa Svizzera. È presente anche l'Esercito svizzero, rappresentato da alcuni graduati in tenuta militare e da due alti funzionari del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS). Per il DFAE è presente il delegato per l'Aiuto umanitario Manuel Bessler, rientrato da poco da una missione nella striscia di Gaza. I collaboratori e le collaboratrici dell'Aiuto umanitario sono attorniati, tra l'altro, dai colleghi della Settore Cooperazione Sud della DSC, della Direzione politica, del Centro di gestione delle crisi e della cellula di sicurezza del DFAE. Anche l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha inviato una rappresentante.

La riunione inizia con una rassegna delle ultime notizie provenienti dall'Africa occidentale, da Ginevra o da New York: numero delle vittime in aumento, quadro generale degli sforzi umanitari profusi in Africa, ultime comunicazioni provenienti dalla Missione delle Nazioni Unite per la lotta contro l'ebola (UNMEER) creata alla metà del mese di settembre. Alcuni partecipanti prendono appunti. Altri hanno già visto queste informazioni nelle e-mail che circolano quotidianamente tra gli specialisti.

Sottovalutato il numero di casi

Il capo delle operazioni di MSF Svizzera (che impiega 250 espatriati sul posto) prende a sua volta la parola: «Non vediamo grandi miglioramenti della situazione. In realtà, siamo veramente preoccupati, tanto più che pensiamo che il numero di casi comunicato sia molto sottostimato. A livello pratico la Guinea, il Paese più organizzato, deve farsi carico degli ammalati in provenienza dalla Liberia e dalla Sierra Leone e ciò comporterà serie conseguenze.»

Dal canto suo, la rappresentante della Croce Rossa Svizzera si sforza di segnalare che «Piano piano il personale sanitario sembra stia sviluppando una presa di coscienza positiva circa il suo ruolo in questa epidemia». Manuel Bessler chiede: «Secondo il vostro punto di vista, quali possono essere le conseguenze pratiche di uno spiegamento dell'aiuto previsto dall'UNMEER, che sarà per forza di cose lento poiché complesso?» La Svizzera, come ogni Paese donatore, ha effettivamente bisogno di determinato lasso di tempo per reagire alle richieste di materiale e di personale formulate dalle Nazioni Unite.

MSF Svizzera risponde nella maniera seguente: «L'emergenza è totale. Ogni settimana persa implica una crescita esponenziale dei casi di contaminazione. Oltre alla presa a carico degli ammalati, anche quella dei cadaveri è insufficiente. Si parla di 130 decessi al giorno nella capitale Monrovia. La nostra organizzazione si assume la presa a carico di una trentina di corpi, che porta al crematorio. Anche il Governo si occupa di 30 corpi. Fate voi il calcolo: siamo chiaramente in deficit.»

Stanziamento di milioni di franchi svizzeri

L'Aiuto umanitario svizzero non ha aspettato questo bilancio allarmante per entrare in azione. Da quando è scoppiata l'epidemia nel mese di marzo 2014 sostiene le autorità locali e organizzazioni partner nell'Africa occidentale. Ha destinato diversi milioni di franchi per combattere l'ebola e rafforzare i sistemi sanitari dei Paesi interessati. Ha già inviato numerosi esperti in Liberia per potenziare l'ufficio umanitario della DSC a Monrovia. La «cellula operativa Ebola», dal canto suo, è stata costituita alla fine di settembre per raggruppare tutti i dati disponibili e coordinare tutte le azioni future in collaborazione con le istanze interessate della Confederazione.

Dopo il giro di tavola informativo si passano in rassegna le attività realizzate o previste dall'Aiuto umanitario. È anche il momento in cui si prendono decisioni strategiche. La responsabile del programma «Ebola» a Köniz spiega che oltre a lottare contro la propagazione del virus, l’Aiuto umanitario potenzia anche l'accesso della popolazione alle cure sanitarie di base, compromesso dal panico collettivo legato alla malattia. Si propongono nuove collaborazioni con l'UNICEF e gli Ospedali universitari di Ginevra (HUG). Tra l'altro viene segnalato che la piattaforma realizzata dalla DSC e ideata come luogo d'incontro per le ONG svizzere coinvolte nella lotta contro l'ebola è uno strumento che risponde a una reale necessità.

Inoltre i partecipanti suggeriscono un ultimo tentativo che potrebbe far parlare di sé nel corso delle prossime settimane: il possibile sostegno all’UNMEER da parte dell'Esercito svizzero, con la messa a disposizione di elicotteri, carrelli elevatori e generatori (tra gli altri bisogni materiali). La corrispondenza tra il DDPS e l'Aiuto umanitario è fitta e il Consiglio federale sarà consultato prossimamente. Se necessario, i militari presenti nella sala potranno informare i propri superiori gerarchici sull'entità dei bisogni emersi questo pomeriggio.

Rappresentanti dell'Esercito svizzero ascoltano attentamente.
In tenuta militare o civile, i collaboratori del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) vengono a informarsi sugli ultimi sviluppi della crisi di ebola. © DSC

Test di vaccini

Ore 14.35: il tempo vola. Il dott. Olivier Hagon, capo del gruppo tecnico «Medicina» del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) intende ancora condividere due notizie: a partire dall'inizio di novembre, presso gli ospedali HUG e CHUV saranno realizzati test di vaccini contro l'ebola su volontari sani; dal canto suo, il PFL ha mostrato grande interesse a sviluppare tute mediche perfezionate, ossia più leggere da portare, per il personale sanitario.

Gli spunti da seguire sono numerosi. Per ora, la riunione è conclusa. «Il prossimo incontro della cellula operativa si terrà la settimana prossima, stesso luogo, stesso orario.» E la sala si svuota velocemente.

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