DSC e ONG svizzere: una pedina della politica?

La cooperazione con le ONG svizzere è di grande importanza per la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC). In un commento pubblicato su diverse testate svizzere, la direttrice della DSC Patricia Danzi parla del ruolo assunto dalle organizzazioni non governative svizzere nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dell’importanza dell’assegnazione di contributi mirati ai programmi e del perché è essenziale una chiara separazione rispetto alla comunicazione politica.

19.02.2021  ·  Contributo esterno
Ritratto di Patricia Danzi, direttrice della DSC

«Come dice il nome, le ONG sono organizzazioni non governative e ciò presuppone un’autonomia anche finanziaria.» – Commento della direttrice della DSC Patricia Danzi sul partenariato con le organizzazioni non governative svizzere. © DFAE

Le organizzazioni non governative (ONG) svizzere godono di grande stima nella popolazione. La crisi di Covid-19 ha evidenziato ancora una volta questo legame: il 2020 è stato un anno record per le donazioni alle ONG. Il lavoro di tali organizzazioni coinvolge emotivamente gli svizzeri e apre un ampio dibattito. Di questo siamo grati, vista l’importanza del loro operato soprattutto per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), un pilastro della cooperazione internazionale allo sviluppo. Fondamentale è che in qualsiasi discussione non si perda di vista l’obiettivo: l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà nel mondo.

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, la DSC punta da tempo sul partenariato con le ONG svizzere, che portano con sé una lunga tradizione anche nel Paese partner stesso. Le ONG conoscono bene la situazione sul posto e le esigenze della popolazione, e collaborano da anni con attori locali. Inoltre, hanno un solido know-how e beneficiano di una grande credibilità in Svizzera e all’estero: danno quindi un volto alla Svizzera all’estero e portano in Svizzera le storie delle persone nei Paesi partner. Grazie a loro, la cooperazione svizzera allo sviluppo è efficace sul posto e ha visibilità anche in Svizzera.

Informare la popolazione svizzera su temi rilevanti della cooperazione allo sviluppo ha quindi sempre fatto parte del portfolio delle ONG svizzere. Esse portano gli argomenti sulla scena politica e, proprio perché non sono organizzazioni statali, possono affrontare i problemi in modo diverso. Questo lavoro d’informazione può però trasformarsi anche in una pedina politica, come abbiamo visto in autunno: nel contesto dell’iniziativa «Per imprese responsabili» si è verificato un errore e il denaro della Confederazione è stato utilizzato per scopi di lobbismo politico. Ciò è vietato. L’errore è stato prontamente rilevato e la somma immediatamente rimborsata. Questo episodio ha spianato il terreno alla politicizzazione di una prestazione congiunta, positiva e importante, nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Si tratta di un fatto spiacevole.

Su cosa vertono i dibattiti attuali? Nell’ambito della nuova assegnazione dei contributi di programma, la DSC ha deciso che il lavoro di informazione e sensibilizzazione in Svizzera non potrà più essere finanziato con tali contributi, e questo soprattutto per esigenze di chiarezza. Le ONG potranno continuare a svolgere campagne d’informazione in Svizzera, ma la Confederazione non le finanzierà. Occorre poi sottolineare che i fondi non sono stati decurtati, al contrario! I contributi di programma sono stati aumentati e portati a 270 milioni di franchi per il 2021/2022.

Per le ONG ciò significa che potranno richiedere una parte del loro budget per il lavoro progettuale internazionale tramite i contributi di programma della DSC; questo denaro deve tuttavia essere destinato per intero ai progetti internazionali. Le organizzazioni potranno invece decidere liberamente come impiegare il restante budget e in quali aree tematiche operare, comprese l’informazione e la sensibilizzazione. Come dice il nome, le ONG sono organizzazioni non governative e ciò presuppone un’autonomia anche finanziaria dallo Stato. Per questo motivo, alcune ONG molto note non utilizzano più da anni i contributi di programma della DSC per campagne informative in Svizzera, essendo più che consapevoli del dilemma che si presenterebbe.

La partecipazione alle discussioni di politica interna è una caratteristica delle ONG svizzere che contribuisce ad alimentare un dibattito regolare su temi legati allo sviluppo. Questo comporta anche regole di gioco comuni. Con i contratti per l’assegnazione dei contributi di programma queste regole devono essere rese trasparenti e in particolare si deve creare chiarezza per la DSC come donatrice, per le ONG come beneficiarie dei contributi, per il Parlamento e per la popolazione svizzera. Potremo così garantire insieme che il denaro arrivi dove vogliamo, ovvero alle persone bisognose.

Articolo pubblicato sul quotidiano Le Temps e Corriere del Ticino, venerdì 19 febbraio 2021.

Inizio pagina