Comunicato stampa, 27.09.2019

La pena di morte non dovrebbe più essere pronunciata nel XXI secolo e tra l’altro per i crimini legati alla droga o al terrorismo. Questo è quanto prevede una risoluzione presentata dalla Svizzera, insieme ad altri sette paesi, al Consiglio per i diritti umani dell’ONU a Ginevra. Nell’ambito della 42a sessione, conclusasi venerdì 27 settembre 2019, il nostro Paese ha inoltre aderito a una risoluzione volta a rafforzare la giustizia transizionale.

La Svizzera rifiuta la pena di morte, categoricamente e in qualsiasi circostanza. Il nostro Paese ha presentato la risoluzione sull’abolizione della pena capitale insieme a Belgio, Benin, Costa Rica, Francia, Messico, Repubblica di Moldova e Mongolia. Nel 2014 la Svizzera ha lanciato un’apposita iniziativa con questi Paesi partner, sostenendo così la tendenza abolizionista globale. L’obiettivo del processo è limitare la pena di morte fino a fare in modo che, di fatto, non venga più applicata. Quest’anno la risoluzione si è concentrata sul problema della sua reintroduzione, in particolare per crimini legati alla droga o al terrorismo. In questo contesto, la Svizzera ha operato di costruttori di ponti in un ambito fortemente polarizzato.

Il nostro Paese ha anche ribadito il proprio impegno a favore dell’elaborazione del passato nel quadro di una risoluzione presentata con l’Argentina e il Marocco, la cui finalità è studiare il contributo della giustizia transizionale per una pace duratura e uno sviluppo sostenibile. L’impegno della Svizzera per il rafforzamento della giustizia di transizione favorisce la definizione di standard internazionali e buone pratiche sull’elaborazione di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, e contribuisce a impedire che queste si ripetano.

La Svizzera ha inoltre portato avanti il proprio impegno a sostegno della documentazione e del perseguimento penale delle violazioni del diritto internazionale, in particolare in Burundi, Myanmar, Siria, Sudan del Sud e Yemen. Per quanto riguarda la situazione in Ciad, Guatemala, Honduras e Venezuela, la Svizzera ha sottolineato l’importanza dei diritti umani per la prevenzione dei conflitti.

Infine, il nostro Paese si è schierato a favore della protezione della libertà di espressione e della società civile, difendendo in particolare il diritto dei giornalisti e delle persone che operano a difesa dei diritti umani di partecipare alle attività dell’ONU senza subire rappresaglie.

La 42a sessione del Consiglio dei diritti umani si è tenuta dal 9 al 27 settembre 2019. Nel sistema ONU, questo organismo ha un ruolo chiave sul fronte della protezione dei diritti umani. Anche durante questa sessione il Consiglio ha approvato più di 30 risoluzioni sulla situazione dei diritti umani in singoli Paesi e per la promozione di diritti specifici, come quello all’acqua potabile pulita.


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