«L’Illuminismo ci ha insegnato a osservare ogni cosa senza preconcetti»

Cos’è che muove le persone? Quanto conta il benessere nell’ambito del soddisfacimento dei bisogni? In che cosa si distingue l’accordo sulla Brexit dalle relazioni bilaterali della Svizzera? Nell’intervista alla NZZ, il consigliere federale Ignazio Cassis si pronuncia su alcune questioni di attualità e spiega perché la predisposizione all’ascolto e l’attenzione alla diversità politica e culturale sono fondamentali soprattutto quando la discussione si fa accesa.

Fotomontaggio con un’inquadratura di Ignazio Cassis e due fumetti con punti interrogativi e risposta, a raffigurare un’intervista.

Nell’intervista alla NZZ, il consigliere federale Ignazio Cassis parla della polarizzazione crescente, dei punti di forza della Svizzera e delle relazioni con l’Europa. © DFAE

La gerarchia dei bisogni di Maslow è un modello dei bisogni umani spesso rappresentato sotto forma di piramide: alla base si trovano i bisogni fondamentali, come l'aria, il cibo e la sicurezza, a salire quelli inerenti alla sfera sociale, individuale e cognitiva e, in cima, quelli legati all’autorealizzazione, ossia alla possibilità di sviluppare la propria personalità.

Uno sviluppo che ci allontana dalla dimensione della sicurezza collettiva ed è teso al raggiungimento della libertà individuale, in linea con una tendenza sempre più spesso ravvisata anche nelle relazioni politiche dal consigliere federale Ignazio Cassis, come quest’ultimo spiega in un’intervista alla NZZ. «Si tratta di autopromozione e individualismo. Individualismo che, a sua volta, è una conseguenza del benessere. Chi è povero deve innanzitutto soddisfare i propri bisogni fisiologici. L’autorealizzazione è possibile soltanto in condizioni di benessere», dichiara il Capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). 

Unus pro omnibus, omnes pro uno

Uno spostamento nella gerarchia dei bisogni di Maslow si è potuto osservare in Svizzera anche durante la situazione attuale legata al COVID-19. «Probabilmente non abbiamo ancora la minima idea di quello che sarà l’impatto della pandemia. Se non dovesse essere molto forte, questa tendenza all’individualismo potrebbe addirittura subire un’accelerazione. Se dovesse portare con sé sofferenza, preoccupazione per il futuro e solitudine, gran parte della società potrebbe invece ritrovarsi spinta verso la base della piramide di Maslow. Il bisogno di sicurezza maggiore potrebbe portare le persone a solidarizzare e a tornare ad avvicinarsi», spiega Ignazio Cassis. 

Se dovesse portare con sé sofferenza, preoccupazione per il futuro e solitudine, gran parte della società potrebbe invece ritrovarsi spinta verso la base della piramide di Maslow.

Proprio come recita il motto della Svizzera, «unus pro omnibus, omnes pro uno» («Uno per tutti, tutti per uno»), «abbiamo visto che non possiamo salvare la Svizzera da soli, che dobbiamo restare uniti».

La paura di dire qualcosa di sbagliato

Restare uniti significa anche collaborare, andarsi incontro, dialogare. Ma più aumenta l’individualismo, più questo diventa difficile, soprattutto se, contestualmente, aumenta la polarizzazione. Più si va avanti più sembra che esista una sola opinione corretta. «Noto che molte persone hanno la sensazione di non poter più dire quello che pensano. C’è una forte pressione che le spinge a dire soltanto quello che è accettato. Si parla tanto di diversità di opinioni, ma sono sempre meno quelli che hanno il coraggio di pensarla in modo diverso», lamenta Ignazio Cassis.

Per il consigliere federale Cassis, però, la forza della Svizzera sta proprio nella sua apertura al dialogo e nella sua diversità politica e culturale. «Una democrazia liberale è possibile soltanto se si è disposti ad ascoltare gli argomenti di quanti la pensano diversamente. L’Illuminismo ci ha insegnato a osservare ogni cosa senza preconcetti», afferma con convinzione Ignazio Cassis. 

L’interesse della Svizzera nei confronti del mercato interno dell’UE

L'autobus a due piani passa davanti al famoso Oxford Circus di Londra. Le persone aspettano sul marciapiede.
Il Regno Unito non è la Svizzera: in un'intervista alla NZZ il consigliere federale Ignazio Cassis spiega, tra gli altri temi toccati, le differenze tra la Brexit e le relazioni della Svizzera con l'UE. © Keystone

La disponibilità al dialogo è fondamentale soprattutto quando la discussione si fa accesa, come nel caso del dossier europeo. La Svizzera, orgogliosa della sua storia e della sua sovranità, intrattiene da sempre relazioni con l’Unione europea (UE) che hanno dato adito a non poche discussioni. «In un contesto simile è importante mantenere la calma e discutere con obiettività», sottolinea Ignazio Cassis.

Porre fine ai negoziati e interrompere ogni dialogo è una soluzione che difficilmente può rivelarsi vincente se si vuole arrivare a un risultato soddisfacente per entrambe le parti. «Alcuni hanno confuso il reset con uno shutdown. Eppure si tratta di due funzioni molto diverse in campo informatico. Ma resta un dato di fatto che qualunque sia l’esito dei colloqui si dovrà giungere a una conclusione. Ho sempre detto che il Consiglio federale ratificherà un accordo soltanto se questo sarà conveniente per la Svizzera».

È però chiaro che i Paesi europei sono centrali per un Paese molto orientato alle esportazioni. «Vogliamo quindi continuare ad avere un accesso parziale al mercato interno dell’UE. E per questo è necessario un accordo istituzionale», sottolinea il consigliere federale Cassis.

Molti negoziati in un quadro complesso

La partecipazione al mercato interno dell’UE è tra l’altro la differenza fondamentale rispetto al nuovo accordo commerciale tra l’UE e il Regno Unito. Si sente spesso paragonare la Brexit ai negoziati con la Svizzera, ma la questione non è così semplice. «Non si dovrebbero confondere le cose. Il Regno Unito non avrà un accesso parziale al mercato interno dell’UE come noi. Questo significa che non è prevista neanche un’armonizzazione giuridica».

Nonostante le relazioni tra Svizzera e UE e quelle tra Regno Unito e UE non siano paragonabili, la Svizzera è comunque lieta dell’accordo sulla Brexit concluso dalle parti, anche se non è che l’inizio. «L’accordo commerciale sulla Brexit fissa alcuni parametri di riferimento e istituisce innumerevoli gruppi di lavoro che saranno chiamati, nei prossimi anni, a fare esattamente quello che la Svizzera fa dal 1992. È l’avvio di molti negoziati, che entrambe le parti sfrutteranno per tentare di avanzare, millimetro dopo millimetro». 

Non si dovrebbero confondere le cose. Il Regno Unito non avrà un accesso parziale al mercato interno dell’UE come noi. Questo significa che non è prevista neanche un’armonizzazione giuridica.

A maggior ragione in tempi politicamente difficili e di tensione geopolitica è importante che il dibattito si fondi su fatti concreti. Dialogare, ascoltarsi e collaborare per un futuro comune deve essere l’obiettivo di tutte le parti in causa. La stabilità politica, anche all’interno dei Paesi europei, è fondamentale per il benessere dell’intero continente.

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