Carriera nella cooperazione internazionale: cosa significa lavorare sul campo?

Una cartina e conoscenze in geografia – è quel che occorre per raccontare le carriere di Séverine Weber e Andrea Inglin e seguire i loro spostamenti da un Paese all’altro. È il principio delle carriere trasferibili presso il DFAE: il luogo di lavoro cambia infatti ogni tre o quattro anni. Dal 26 maggio, sono aperti i concorsi «Diplomazia», «Affari consolari, gestione e finanze KBF» e «Cooperazione internazionale». A seguire presentiamo quest’ultima opzione.

En Somalie, un groupe de personnes déplacées internes attend, assis par terre.

Lavorare per garantire che gli sfollati interni in Somalia possano beneficiare di soluzioni durature: questo è uno dei temi che Séverine Weber ha affrontato durante la sua carriera nella cooperazione internazionale. © DFAE

Esistono tre tipi di carriere trasferibili al DFAE: «Diplomazia», «Affari consolari, gestione e finanze» e «Cooperazione internazionale». Séverine Weber e Andrea Inglin hanno scelto quest’ultima. Durante gli studi universitari, non avrebbero immaginato di vivere un giorno in Myanmar e in Nicaragua. Ma procediamo per gradi: si parte dal lago di Neuchâtel.

A ogni nuova missione, è come se si ripartisse da zero

Séverine Weber sul monte Kenya nel 2019.
Séverine Weber è attualmente vice responsabile della cooperazione in Myanmar. Questa foto è stata scattata mentre lavorava nel Corno d'Africa, più precisamente in Kenya. © DFAE

Séverine Weber ha studiato lettere all’Università di Neuchâtel. La partecipazione al programma di scambio Erasmus rappresenta per lei una sorta di rivelazione: capisce così di voler lavorare all’estero in un contesto multiculturale. Ricorda quell’esperienza come un punto di svolta, che la conduce a proseguire i suoi studi a Bruxelles specializzandosi in relazioni internazionali. Dopo un praticantato universitario alla Missione della Svizzera presso l’Unione europea, si delinea un altro punto fermo della sua futura carriera: più che la diplomazia, a interessarla è la cooperazione internazionale, sul campo, nei Paesi in via di sviluppo. Arriva quindi il momento di ripartire, di confrontarsi con la realtà e con le sfide del lavoro sul campo – e, riprendendo le sue parole, di «connettersi» con nuove persone, storie e culture.

Compie la sua prima esperienza professionale all’estero in Kosovo, in qualità di volontaria per il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, un programma dell’ONU sostenuto dal DFAE. «Questo tipo di esperienza è ideale per chi, come me, è giovane e ha una formazione abbastanza "generalista". Si tratta di un’ottima chiave d’accesso a una carriera in quest’ambito», spiega Séverine Weber. Dopo due anni passati nei Balcani, si candida per il Concorso (prima chiamato programma per giovani leve della Direzione dello sviluppo e della cooperazione DSC). Viene così selezionata e poi distaccata presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dapprima in Cina e poi nello Sri Lanka. La sua missione nella parte settentrionale dello Sri Lanka, proprio al termine della guerra, la coinvolge particolarmente e le fa capire quanto sia importante proteggere la popolazione civile. «Ogni giorno eravamo costretti a fare i conti con i traumi della popolazione civile, con un governo molto duro, poco collaborativo e con un esercito onnipresente; documentavamo i casi di abuso cercando di prevenirne di ulteriori», ci racconta.

Séverine Weber parla con una comunità di pastori in Etiopia.
Séverine Weber parla con una comunità di pastori in Etiopia, che ha perso tutto il bestiame a causa della siccità. La DSC ha messo in atto un programma di sicurezza alimentare. © DFAE

Dopo un periodo a Berna come incaricata di programma per l’Africa occidentale, riparte per il Corno d’Africa (che comprende Kenya, Somalia ed Etiopia) per quattro anni, ricoprendo il ruolo di direttrice regionale supplente della DSC. In questa funzione si occupa in particolare degli sfollamenti forzati, un tema che le sta particolarmente a cuore. In Somalia si contano ad esempio tre milioni di sfollati interni. Si tratta di situazioni che spesso perdurano per anni e hanno un impatto molto negativo sulle popolazioni. «Ci siamo adoperati per offrire soluzioni durature a queste persone: oltre a dialogare con governi e sindaci affinché gli sfollati siano considerati alla stregua di cittadini, abbiano la possibilità di integrarsi e accedere ai servizi pubblici, abbiamo mobilitato il settore privato per favorire la creazione di posti di lavoro e molto altro», spiega Séverine Weber.

Dopo essersi confrontata con il tema della migrazione, ha lavorato nell’ambito della salute in Myanmar, dove è attualmente direttrice supplente della cooperazione. «Quel che mi appassiona di questo mestiere è che, a ogni nuova missione, è come se si ripartisse da zero. Si scoprono un nuovo Paese, nuovi temi e una nuova squadra», aggiunge. Séverine Weber resterà in Myanmar ancora per due anni. «Il Myanmar sta attraversando un periodo difficile dopo il colpo di Stato militare del 2021. Poter essere sul posto per aiutare la popolazione mi motiva parecchio – si cerca di fare la differenza e di contribuire modestamente agli sforzi per far uscire il Paese dalla crisi», conclude.

Competenze multiculturali e interdisciplinari per lavorare in contesti difficili

Ritratto di Andrea Inglin.
Andrea Inglin lavora attualmente a Berna per la divisione Cooperazione tematica, nella sezione Economia ed educazione. © DFAE

Le persone che abbracciano una carriera nella cooperazione internazionale hanno alle spalle un bagaglio di esperienze assai eterogeneo. Ma quali sono le caratteristiche essenziali per lavorare in quest’ambito? Il percorso di Andrea Inglin, diplomata in economia, ne mette in luce diverse. Volontaria in Messico in un centro di accoglienza per bambini di strada, stagista presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) in Kirghizistan, responsabile di progetto per Swissnex a San Francisco: ecco le tappe che l’hanno convinta a scegliere una carriera nella cooperazione internazionale al DFAE. «Può sembrare banale, ma ciò che mi motiva ancora oggi è il fatto di poter fare la differenza con il mio lavoro cercando soluzioni per aiutare le popolazioni che vivono in povertà e in contesti difficili», afferma. Già durante gli studi, si appassiona all’economia dello sviluppo, per cui decide di specializzarsi in questo settore conseguendo un master in sviluppo e cooperazione presso il Politecnico federale di Zurigo. «Ero la sola economista in mezzo ad altre persone provenienti da aree disciplinari diverse. È stata una buona formazione in vista del mio impiego attuale presso il DFAE, che richiede la capacità di lavorare in équipe non solo interculturali, ma anche interdisciplinari», ci spiega. Dopo un soggiorno in Ghana per conto della Segreteria di Stato dell'economia (SECO), nel 2015 parte per il Nicaragua nel quadro di un programma della DSC. Grazie a queste missioni in diversi Paesi, capisce di avere una predilezione per il lavoro sul campo e il contatto con la gente.

Andrea Inglin parla con i coltivatori di cacao in Nicaragua nell'ambito di un progetto visitato durante la sua missione.
Nel corso della sua carriera, Andrea Inglin ha intrapreso una missione in Nicaragua. Nell'ambito di una visita a un progetto, ha incontrato i coltivatori di cacao. © DFAE

Naturalmente, tutti questi spostamenti e queste nuove partenze rappresentano anche una sfida: «bisogna continuamente costruire nuove reti di contatti all’estero, non soltanto in ambito privato ma anche sul piano professionale», prosegue. Occorrono dunque una grande capacità di adattamento e, come sottolinea Andrea Inglin, «una buona dose di pazienza quando le cose non migliorano così velocemente come si vorrebbe, nonché un po’ di modestia dato che la cooperazione internazionale rappresenta soltanto un tassello di un mosaico più ampio. I cambiamenti auspicati dipendono da molteplici fattori». A ciò si aggiunge la sfera privata: conciliare lavoro e famiglia costituisce una sfida ardua. Il partner – o «persona di accompagnamento» nel gergo delle carriere trasferibili – e i figli devono essere disposti a fare qualche sacrificio e a reinventarsi in contesti in costante evoluzione.

Attualmente, Andrea Inglin lavora a Berna per la Divisione Cooperazione tematica nella Sezione Economia e formazione, dove è responsabile per lo sviluppo del settore privato e della formazione professionale. «Rappresento la DSC nel dialogo politico-tematico su questi argomenti in seno a comitati di esperti nazionali e internazionali, durante manifestazioni o nel quadro delle discussioni con altri uffici federali», ci spiega. Inoltre fornisce consulenza su queste tematiche anche ad altre unità organizzative della DSC, ad esempio quando si tratta di preparare un nuovo programma. Sul campo, «si è in contatto con numerose persone: non soltanto colleghi ma anche ad esempio membri di organizzazioni internazionali, contadini, ministri che visitano dei progetti e rappresentanti del settore privato». Presso la sede centrale di Berna, il lavoro è diverso ma l’obiettivo resta lo stesso: «trovare soluzioni durature e innovative per rispondere ai bisogni dei Paesi partner e delle popolazioni in difficoltà. Si tratta di un aspetto fondamentale del mio lavoro che, sia all’estero che a Berna, continua ad affascinarmi», conclude.

Concorso 2023

Vi interessa una carriera al DFAE? Non esitate a unirvi a noi, stiamo reclutando! I concorsi per le carriere trasferibili «Diplomazia – Profilo I», «Cooperazione internazionale – Profilo I» e «Affari consolari, gestione e finanze» sono aperti dal 26 maggio al 19 giugno 2023. Informatevi da subito sulle condizioni e le procedure di ammissione su www.dfae.admin.ch/carriera.

Inizio pagina