25.09.2018

25 settembre 2018 - Discorso del presidente della Confederazione Alain Berset in occasione della 73a Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Fa stato la versione orale.

Oratore: Rappresentante svizzero all’ONU

Alain Berset tiene il suo discorso in occasione della 73a Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.
Discorso del presidente della Confederazione Alain Berset in occasione della 73a Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. © Keystone

Signora Presidente dell'Assemblea generale,

Signor Segretario generale delle Nazioni Unite,

Onorevoli Capi di Stato e di Governo,

Eccellenze, 

Signore e Signori,

È un grande privilegio poter essere qui, oggi, a New York. Se siamo riuniti in questo momento, è grazie a coloro che, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, hanno creduto che un ordine internazionale basato su regole internazionali e sul dialogo - e non soltanto su rapporti di forza - avrebbe portato pace e benessere.

E avevano ragione! Infatti, se consideriamo l'entità delle sfide e dei cambiamenti che si profilano, ci rendiamo conto che nessuna persona e nessun Paese è in grado di affrontarli da solo.

Mi riferisco in particolare alla globalizzazione, alle disuguaglianze, alle guerre e ai conflitti interni, agli estremismi, ai flussi migratori, al cambiamento climatico, alle crisi sanitarie e alla rivoluzione digitale.

È responsabilità di tutti noi, di ogni Stato membro dell'ONU, fare in modo che le istituzioni e le organizzazioni internazionali siano in grado di sostenerci in questo compito.

Eppure in questa fase osserviamo una tendenza a cercare risposte a tali problematiche in un ripiegamento di stampo nazionalista e in una sempre maggiore diffidenza nei confronti della cooperazione tra gli Stati.

Stiamo assistendo a una profonda trasformazione dell'ordine mondiale, all'emergere di nuovi attori, alla comparsa di una nuova classe media. Secondo la Banca Mondiale, tra il 1990 e il 2015 - quindi nello spazio di una generazione - il numero di persone colpite da povertà estrema è sceso da due miliardi a 700 milioni.

Ma a preoccuparci oggi è il fatto che questi cambiamenti vanno di pari passo con l'erosione del sistema internazionale fondato sul diritto.

Siamo davanti a una vera e propria crisi del multilateralismo. E ciò è paradossale, tenuto conto proprio del fatto che stiamo cercando di definire le grandi direttrici della governance globale di domani.

In quanto Paese interconnesso e aperto al mondo, la Svizzera è consapevole dell'importanza di un ordinamento giuridico internazionale efficace basato sullo scambio e sul dialogo a più voci.

Un ordinamento che garantisca la stabilità e corrisponda ai valori della Svizzera, così come sanciti dalla nostra Costituzione.

I focolai di crisi sono molteplici. E alcuni durano da tempo.

Penso in particolare al Medio Oriente, per il quale l'unica opzione possibile è quella di rilanciare il dialogo. La Svizzera si impegna a favore di una pace giusta e duratura tra Israeliani e Palestinesi, in conformità con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, sulla base di una soluzione negoziata a due Stati.

La guerra in Siria imperversa da otto anni e non si riesce ancora a intravedere una possibile conclusione. Le regole e i principi di base del diritto internazionale umanitario e i diritti umani non vengono rispettati. E negli ultimi tempi il conflitto si è inasprito ulteriormente su vari fronti. In Siria, più di 13 milioni di uomini, donne e bambini dipendono dall'aiuto umanitario. È quindi necessario accelerare a ogni costo gli sforzi per trovare una soluzione politica al conflitto. Soltanto una soluzione negoziata, che coinvolga tutte le componenti della società siriana, riuscirà a garantire una pace e una ricostruzione durature in Siria e nella regione.

Anche in Yemen la guerra si protrae da diversi anni. A causa dei conflitti armati, milioni di persone sono prive di acqua, cibo e cure mediche. La Svizzera esorta tutte le parti a rinunciare alle ostilità e a sedersi al tavolo negoziale per cercare soluzioni e porre fine a questa crisi umanitaria.

In questo contesto la Svizzera vuole dare il proprio contributo, ad esempio accogliendo i colloqui di pace a Ginevra, sotto l'egida delle Nazioni Unite.

Tutti questi conflitti generano a loro volta enormi crisi di natura sanitaria. La diffusione di malattie, soprattutto nelle zone di guerra e nei campi profughi, incide profondamente su sistemi sanitari già indeboliti o compromessi. In questo contesto è fondamentale proteggere gli ospedali e il personale sanitario per garantire il buon funzionamento dei sistemi di cura e l'accesso all'assistenza medica.

l'ONU è la pietra angolare della convivenza pacifica di tutti gli Stati, nel rispetto delle regole definite insieme. L'ONU è indispensabile ed è nella posizione ottimale per affrontare le sfide contemporanee, in particolare la lotta contro le disuguaglianze.

Ma per adempiere il proprio ruolo, l'ONU deve essere forte. Se vuole ottenere la massima efficacia con i mezzi a sua disposizione, deve essere in grado di adattarsi a un contesto che evolve di continuo e di rimettere costantemente in discussione i propri metodi di lavoro.

Per questo la Svizzera appoggia il programma di riforme lanciato dal segretario generale dell'ONU António Guterres. Queste riforme nei settori della pace e della sicurezza, dello sviluppo e della gestione intendono garantire la pertinenza e l'efficacia dell'ONU dinnanzi alle sfide del mondo moderno.

La Svizzera è determinata a costruire un multilateralismo migliore, che sia in grado - non solo a parole - di rispondere a chi cerca nell'autorità e nell'unilateralismo la soluzione ai punti deboli del sistema attuale.

Il nostro impegno si concretizza su vari fronti. Vorrei ora concentrarmi sui punti seguenti:

In primo luogo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile:

La Svizzera si impegna attivamente per la realizzazione dell'Agenda 2030 e dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Si è adoperata, ad esempio, per l'attuazione di un solido meccanismo di monitoraggio che prevede controlli nazionali volontari e studi che facciano il punto sull'avanzamento di questi obiettivi. In concreto ha contribuito, insieme ad altri Paesi, a fornire dati statistici migliori.

La Svizzera si impegna inoltre nell'ambito di progetti innovativi nel settore sanitario, energetico, della formazione e dell'innovazione.

Ulteriori sforzi vanno però compiuti per contrastare il cambiamento climatico e gli effetti negativi dello sviluppo economico sull'ambiente.

Vorrei cogliere questa occasione per sottolineare il contributo fondamentale della cultura e della diversità culturale alla costruzione di una società sostenibile ed efficiente. La cultura rende possibile e promuove la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Deve quindi essere messa al centro delle politiche di sviluppo. Un concetto, questo, che abbiamo espresso lo scorso gennaio a Davos in una dichiarazione, sottolineando il contributo essenziale della cultura al contesto in cui viviamo e l'importanza della cultura della costruzione.

In secondo luogo il Consiglio dei diritti umani dell'ONU e la Corte penale internazionale:

Il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali non è una scelta. È un elemento fondamentale per uno sviluppo stabile e duraturo.

La Svizzera sostiene appieno il lavoro del Consiglio dei diritti umani dell'ONU e dell'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani, che hanno sede a Ginevra, affinché possano adempiere il loro ruolo di rafforzamento, promozione e tutela dei diritti umani nel mondo.

La cooperazione internazionale è parimenti essenziale per prevenire i conflitti e creare il contesto necessario per una pace duratura. Mi riferisco in particolare alla lotta contro l'impunità. A questo proposito, 20 anni fa la Svizzera si è impegnata per l'adozione dello Statuto di Roma e la creazione della Corte penale internazionale (CPI). Il nostro Paese continuerà ad appoggiare questa impresa unica nell'ambito della cooperazione internazionale, schierandosi dalla parte delle vittime dei crimini più gravi.

Infine i buoni uffici e Ginevra: La Svizzera vuole continuare a creare ponti, a sostenere negoziati e mediazioni e a mettere a disposizione di Paesi, organizzazioni internazionali e regionali la sua diplomazia dei buoni uffici con l'intento di contribuire alla risoluzione dei conflitti o di portare avanti alcune tematiche.

Per citare un esempio, abbiamo contribuito attivamente al processo di negoziazione del Patto mondiale per la migrazione e siamo grati della fiducia che è stata accordata alla Svizzera in questo frangente. La gestione dei flussi migratori su scala internazionale è un compito di enorme entità che richiede la partecipazione di tutti gli attori coinvolti.
 
A Ginevra, la Svizzera fa tutto il possibile affinché i colloqui di pace, come quelli tra le parti in conflitto in Siria o in Yemen, possano svolgersi nella massima discrezione.

Ginevra è anche la sede di molte agenzie dell'ONU - come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) - e di numerose organizzazioni internazionali.

Può inoltre fungere da piattaforma di dialogo sulle nuove tematiche che emergono all'incrocio tra politica, società, innovazione, scienza ed economia.

Penso in particolare ai settori della governance di Internet e del digitale. Queste tematiche in costante divenire richiedono sempre più sinergie e dialogo tra i settori tradizionali dell'azione internazionale.

al giorno d'oggi sembra essere in auge una politica incentrata sul protezionismo commerciale e sull'egoismo. È una politica che ci vuol far credere che il mondo sia un gioco a somma zero in cui, se ci sono vincitori, devono necessariamente esserci anche dei vinti. Eppure, da sempre, la chiusura, il protezionismo, la minaccia e la violenza non forniscono risposte alle disfunzioni e agli squilibri del mondo nel quale viviamo.

Anzi, una politica di questo tipo non può che portare alla riduzione degli scambi commerciali e, di conseguenza, a una minore prosperità. A crescere sono invece la diffidenza e l'isolamento, che mettono un freno allo scambio di idee e all'innovazione. Su questa strada, il nostro mondo diventerà più povero a livello spirituale e culturale. Avremo meno idee per affrontare le sfide future. Non potremo più trarre beneficio dalle esperienze positive maturate da altri. E partiremo da soli alla ricerca di soluzioni a problemi che possono essere risolti soltanto insieme.

il malessere che si respira oggi è un avvertimento che ci chiama a fare tutto il possibile per evitare l'avvento di un mondo individualista, a batterci per un mondo fondato sulla cooperazione tra gli Stati e sull'impegno a favore di beni comuni universali, come la pace, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell'ambiente.

Possiamo superare le sfide poste dall'aumento delle disuguaglianze, dal cambiamento demografico o dalla migrazione - e le relative cause - solamente se le affrontiamo in uno spirito di fiducia reciproca.

Tutti gli Stati sono vincitori se gli altri sono percepiti come potenziali partner e non come concorrenti. Tutti gli Stati sono più forti se la situazione internazionale è più stabile.

Il mondo non deve seguire le regole del gioco a somma zero. Deve invece essere un gioco a somma positiva, nel quale la cooperazione rende tutti vincitori.

Vi ringrazio per l'attenzione.


Indirizzo per domande:

Peter Lauener, portavoce del DFI, Tel. +41 79 650 12 34


Editore

Dipartimento federale dell
Dipartimento federale degli affari esteri


Ultima modifica 29.01.2022

Contatto

Comunicazione DFAE

Palazzo federale Ovest
3003 Berna

Telefono (solo per i media):
+41 58 460 55 55

Telefono (per tutte le altre richieste):
+41 58 462 31 53

Inizio pagina