Il Consiglio federale sottopone alle Commissioni della politica estera le priorità per il Consiglio di sicurezza dell’ONU

Comunicato stampa, 25.05.2022

Il 9 giugno 2022 la Svizzera sarà candidata a un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU per il biennio 2023-2024. Il Consiglio federale ha deliberato il 25 maggio 2022 sulle priorità della Svizzera per questo mandato. In merito saranno ora consultate le Commissioni della politica estera del Parlamento (CPE).

Con la decisione odierna il Consiglio federale propone alle CPE quattro priorità tematiche per gli auspicati due anni di mandato come membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Le priorità verranno adottate definitivamente in autunno, al termine delle consultazioni delle CPE.

Proposta del Consiglio federale: quattro priorità

-    Costruire una pace sostenibile: la Svizzera ha una lunga esperienza e comprovate capacità nell’ambito della promozione della pace e della prevenzione dei conflitti, e viene considerata in tutto il mondo un attore credibile.

-    Proteggere la popolazione civile: la lunga tradizione umanitaria e l’impegno della Svizzera per il diritto internazionale umanitario sono riconosciuti. La protezione della popolazione civile è al centro dell’agenda del Consiglio di sicurezza in relazione a molte situazioni di conflitto, compresa l’Ucraina.

-    Affrontare la questione della sicurezza climatica: il cambiamento climatico minaccia la sicurezza e la stabilità di molti Stati ed è considerato un moltiplicatore di rischi. Anche in questo settore la Svizzera dispone di competenze che può mettere a disposizione del Consiglio di sicurezza.

-    Rafforzare l’efficienza: la Svizzera si batte da anni per una maggiore trasparenza e responsabilità nei lavori del Consiglio di sicurezza e per una maggiore inclusione degli Stati non membri. Questi sforzi di riforma dovranno essere portati avanti.

Le priorità proposte per il seggio nel Consiglio di sicurezza dell’ONU sono pertinenti rispetto all’attuale situazione geopolitica, anche a fronte dell’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina. La Svizzera si impegnerà affinché le sue priorità siano prese in considerazione nei dibattiti e nelle decisioni del Consiglio di sicurezza e affinché le norme adottate dal Consiglio di sicurezza in questi settori, nonché la loro attuazione, vengano ulteriormente rafforzate. La Svizzera ha inoltre intenzione di organizzare incontri ed eventi su questi temi, soprattutto nei previsti due mesi di presidenza del Consiglio di sicurezza.

Impegno per la pace e la sicurezza: la Svizzera ha tutte le carte in regola  

Neutralità, esperienza nel campo del dialogo e della ricerca del consenso, competenze e successi nella risoluzione pacifica delle controversie: la Svizzera dispone di una serie di punti di forza che ne fanno la candidata ideale per il Consiglio di sicurezza dell’ONU. In caso di nomina coinvolgerà, in ogni circostanza, attori chiave del sistema delle Nazioni Unite, della società civile, dell’economia privata e del mondo accademico nella ricerca di soluzioni, e se necessario ricorrerà alla Ginevra internazionale e al proprio ruolo di Stato ospite. La partecipazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU si baserà sugli interessi e sui valori della Svizzera definiti nella Strategia di politica estera 2020–2023 del Consiglio federale.

Prossimo passo: consultazione delle Commissioni della politica estera

Le Commissioni della politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati saranno ora formalmente consultate su queste priorità. Ciò è in linea con quanto richiesto dalle stesse CPE ed è stabilito nel rapporto dell’Esecutivo dell’11 settembre 2020 sul seggio della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell’ONU e il coinvolgimento del Parlamento. Le consultazioni si svolgeranno presumibilmente durante l’estate, prima che il Consiglio federale adotti le priorità in via definitiva.


Informazioni supplementari:

Candidatura della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell'ONU


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Comunicato stampa, 25.05.2022

Nella seduta del 25 maggio 2022 il Consiglio federale ha deciso di avviare un procedimento amministrativo di confisca di valori patrimoniali bloccati in Svizzera a seguito della rivoluzione ucraina del febbraio 2014. La Svizzera sostiene così l’Ucraina, che sta incontrando diverse difficoltà nei suoi tentativi di confiscare tali averi. Difficoltà che sono aumentate con lo scoppio della guerra nel Paese. La decisione odierna non è legata alle sanzioni adottate nel 2022 contro la Russia.

Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale delle finanze di avviare un procedimento di confisca presso il Tribunale amministrativo federale (TAF). Tale procedimento riguarda valori patrimoniali di Yuriy Ivanyushchenko e della sua famiglia che ammontano a oltre 100 milioni di franchi. Yuriy Ivanyushchenko è una delle persone vicine all’ex presidente Viktor Janukovyč, destituito nel febbraio del 2014 durante la rivoluzione ucraina.

Il TAF stabilirà se sussistono le condizioni per confiscare i valori patrimoniali in questione. In caso di confisca definitiva al termine del procedimento giudiziario, gli averi saranno restituiti all’Ucraina.

Il procedimento di confisca si basa sulla legge sui valori patrimoniali di provenienza illecita (LVP), che si applica solo in situazioni eccezionali. La LVP consente di confiscare i valori patrimoniali di persone politicamente esposte all’estero, ma a condizioni rigorose. In particolare, è necessario che gli organi giudiziari dello Stato estero abbiano già tentato di confiscare tali averi, ma senza riuscirci.

Blocco da parte del Consiglio federale nel febbraio del 2014 e procedimenti giudiziari

Nel 2014, pochi giorni dopo la destituzione di Viktor Janukovyč, il Consiglio federale aveva ordinato il blocco di tutti gli eventuali valori patrimoniali dell’ex presidente, come pure delle persone a lui vicine, in Svizzera. Nei mesi successivi, l’Ucraina ha avviato dei procedimenti penali per confiscare tali averi congelati in Svizzera e ha presentato alle autorità svizzere diverse richieste di assistenza giudiziaria. Da allora la Svizzera ha fornito all’Ucraina numerosi documenti e prove.

Tuttavia, nonostante tale cooperazione, sin dall’avvio dei procedimenti penali le autorità ucraine hanno incontrato diverse difficoltà nei loro tentativi di confiscare questi averi depositati in Svizzera e, ad oggi, non sono state in grado di emanare sentenze che ordinassero la confisca dei valori patrimoniali interessati. Inoltre, con lo scoppio della guerra in Ucraina, le difficoltà sono ulteriormente aumentate in modo drastico. Alla luce di questi elementi, il Consiglio federale ha quindi ritenuto che l’avvio di un procedimento di confisca in Svizzera fosse ormai possibile e opportuno.

Differenze rispetto alle sanzioni adottate nel 2022 contro la Russia

Le sanzioni adottate dalla fine di febbraio 2022 contro la Russia prevedono, tra le altre cose, il congelamento degli averi di determinate persone. Tali sanzioni si basano sulla legge sugli embarghi e hanno lo scopo di esercitare una pressione politica su uno Stato affinché rispetti il diritto internazionale. Si tratta di una situazione che non è paragonabile a quella degli averi dell’ex presidente ucraino Viktor Janukovyč e delle persone a lui vicine. In quest’ultimo caso, infatti, gli averi sono bloccati dal 2014 secondo la LVP e l’obiettivo della confisca basata sulla LVP è quello di determinare, in casi molto specifici, se gli averi in questione sono di origine illecita e se possono quindi essere confiscati.


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